Qatar, di male in peggio. L’incidente diplomatico rimette in discussione i chiacchierati mondiali di calcio del 2022.

Sostegno al terrorismo. È questa la pensate accusa mossa dai Paesi del Golfo nei confronti del Qatar, il piccolo emirato della costa nordorientale araba che, malgrado le dimensioni, vanta un primato assoluto in termini di reddito pro-capite. La sua incidenza sull’economia mondiale è frutto di un patrimonio che si fonda principalmente sulle esportazioni di gas naturale liquefatto a cui vanno aggiunte partnership con banche ed imprese di caratura internazionale.

La tensione diplomatica in questione trae origine da un preciso annuncio con il quale -pochi giorni fa – Arabia Saudita, Egitto, Emirati e Bahrain hanno deciso di chiudere le frontiere con il Qatar. Il presunto supporto economico ad organizzazioni terroristiche e gruppi estremisti di cui è incolpato, rischia di mettere in ginocchio un’intera nazione.  L’isolamento avviatosi con la sospensione dei collegamenti aerei con i quattro paesi del Medioriente potrebbe in effetti assumere contorni parecchio spinosi.  

In questo clima incerto, a vacillare è tutta organizzazione dei prossimi mondiali di calcio previsti per il 2022. Tuttavia è innegabile che, prima ancora del sorgere di tale questione, le conseguenze seguite all’assegnazione della Fifa sono state numerose e, seppure indiretta, l’esonero dell’ormai ex presidente Joseph Blatter ne è una testimonianza. La possibile rottura con la tradizione calcistica della competizione è un altro rischio che va messo in conto;  in effetti è stata valutata l’ipotesi di spostare l’intero evento durante la stagione invernale per via della torrida estate qatariota, cosa che condizionerebbe – e non poco – i  vari campionati nazionali.

Se tutto questo rappresenta già un problema – la cui soluzione non è ancora chiara – immaginate tutti gli scenari che potrebbero crearsi adesso che il Qatar non naviga in buone acque. Il progetto generale prevede la costruzione di otto impianti sportivi, un nuovo porto, una zona medica dedicata e persino la linea metropolitana. Per quanto siano assolutamente apprezzabili le intenzioni, l’attuale chiusura dei confini rappresenta un vero e proprio ostacolo anche considerando la provenienza dei materiali – in particolare calcestruzzo e acciaio – necessari alla causa. Al momento, visti i repentini sviluppi della vicenda, di certo vi è solo l’incertezza. Il tempo è dalla nostra parte perciò non resta che aspettare.