Non mi spaventano gli avversari politici, ma l’elettorato

Lo so che vado contro i miei interessi e che dovrei essere un pochino più leccapiedi verso quelli che potrebbero essere anche miei elettori. Ma io taglio carne e ossa e dico quello che penso, anche a costo di risultare antipatico o di perdere consensi e voti: non mi spaventano gli avversari politici, ma l’elettorato. E vi spiego il perché, ma prima voglio dire la mia sugli altri candidati, non perché io non abbia altri argomenti o non abbia un programma. Voglio semplicemente fare un’analisi politica, la stessa che mi convince sempre di più a candidarmi a sindaco.

Se non mi candidassi come Tony Troja sindaco di Palermo, non voterei sicuramente per Leoluca Orlando: dire che il sindaco lo sai fare solo perché lo hai fatto, non significa saperlo fare. Certo, se chi c’era prima di te ha fatto lo 0% delle cose che un sindaco dovrebbe fare, è normale che basti realizzare lo 0,03% delle cose per aver fatto sicuramente meglio della precedente amministrazione. Per il resto, di tutte le promesse fatte nella campagna elettorale del 2012, nessuna di queste è stata mantenuta (lavoro, senzatetto, canile, pulizia, sicurezza, sistema fognario, periferie…).

Se non mi candidassi a sindaco, non voterei sicuramente per Fabrizio Ferrandelli: da uno che dice di voler fare il sindaco sin da piccolo, ti aspetti che dopo la prima sconfitta elettorale continui ad occuparsi di Palermo anche da consigliere comunale. E invece no. Non solo Ferrandelli non ha accettato di “ripiegare” sul ruolo di consigliere comunale, ma ha abbandonato Palermo per una poltrona alla Regione, riscaldandola per tre anni per poi dimettersi da deputato regionale convinto che da lì a poco sarebbe caduto il “Governo Crocetta”. E ora torna alla carica con un programma che è totalmente il contrario di quello che propone il suo ex-padrino Orlando, solo per partito preso.

Se non mi candidassi a sindaco di Palermo, non voterei sicuramente per Ugo Forello. Se fa parte del più grande esperimento fallito della politica italiana, il Movimento 5 Stelle, tanto basta per non votarlo. Un bluff sotto tutti gli aspetti, dai rimborsi elettorali al costare meno degli altri. Se non mi candidassi a sindaco, non voterei sicuramente per Ciro Lomonte: nulla contro di lui, ma l’omofobia e l’islamofobia dell’Opus Dei non mi consentirebbero assolutamente di votarlo.

Pieno rispetto per Nadia Spallitta, Ismaele La Vardera e Tanino Cammarata, ma che comunque non mi convincono per la debolezza dei programmi elettorali. Fatta questa analisi politica, vi spiego il motivo per il quale temo di più l’elettorato: a parte gli elettori convinti che sanno già che a quel candidato andranno i propri voti, esistono quegli elettori (e sono tanti) delusi che non rivoteranno per lo stesso candidato e che non sanno per chi votare. Ma non solo; qualunque candidato nuovo si proponga, a questo tipo di elettore non andrà mai bene: si lamentano dell’età dei politici (troppo “vecchi”) ma quando si presenta un giovane pensano “Ma è troppo giovane per fare il sindaco”; si lamentano dei partiti ma se si presenta un candidato senza partiti, la prima cosa che gli viene in mente è “Ma senza partiti a supporto dove deve andare?”; si lamentano dei costi della politica ma se un candidato dice di voler percepire mille euro di stipendio qualora diventasse sindaco, la prima cosa che dicono è “Ma i soldi in politica servono”. Signori, io ho quarant’anni (né troppo giovane né troppo vecchio), e mi candido come Tony Troja sindaco di Palermo grazie a una buona conoscenza della politica (e non sono uno sprovveduto), ho un programma (pubblico da due anni, e da gennaio anche sul sito www.siamopalermo.it), ho la volontà politica per realizzarlo, non ho partiti, simboli e padroni a cui devo rispondere, e se divento sindaco mi bastano mille euro al mese netti (posso e intendo farlo, destinando quello che resta per progetti o aiuti a strutture o famiglie).

Ma io CHISTU SUGNU e resto a disposizione della mia città, comunque vadano le cose. Come ho sempre fatto.

Tony Troja