Una ricerca europea per contrastare la plastica

Dopo la raccomandazione che la Commissione Europea ha messo in evidenza per diminuire l’inquinamento dovuto alla plastica, la UE lancia un progetto ed un invito a studiare meglio l’impatto della stessa sull’ambiente e soprattutto sul Mar Mediterraneo.

“Tutta riciclabile entro il 2030”

In questo periodo è stata stilata una strategia per la lotta contro la plastica di cui l’Europa vuole farsi carico in prima fila impegnandosi a riciclare e riutilizzare tutti gli imballaggi in plastica entro il 2030, oltre all’obbiettivo di usare le microplastiche in maniera ridotta.

In effetti, il nostro mare presenta questo problema proprio da vicino e di conseguenza per tutelare le specie in via di estinzione e mitigare il fenomeno sono necessarie delle soluzioni e delle misure preventive. A tal scopo l’Unione Europea ha finanziato Plastic Busters MpaS per gestire, monitorare, valutare, prevenire e rafforzare le coste e le marine della Francia, Italia, Grecia, Croazia e Albania.

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Primo progetto

Tutti i paesi della UE sono insieme per affrontare il problema della plastica e delle microplastiche in generale che non risparmiano nemmeno le insenature e i bracci marittimi più nascosti. E’ stato pubblicato uno studio con l’aiuto di esperti americani e australiani per capire meglio il fenomeno. Infatti, nella Bassa California l’oceano presenta diversi animali marini di grandi dimensioni, come per esempio lo squalo balena, che ingerisce al giorno 150 particelle di plastica.

Effetti inquinamento marino sull’uomo

L’inquinamento marino produce degli effetti assai negativi sulla salute dell’essere umano. Di questo problema se n’è parlato tanto e anche in maniera allarmistica, in effetti il tasso di inquinamento è davvero notevole e non lascia spazio a nessun dubbio sulla sua origine.

Nell’area mediterranea i ricercatori hanno condotto uno studio dove si rileva la presenza di plastica in 450 esemplari presenti nel mare italiano, di conseguenza viene spontaneo chiedersi quanta plastica arriva sulle nostre tavole attraverso il pesce che è sempre stato un alimento indispensabile anche in diverse diete. Purtroppo, a seconda della specie del pesce e dell’area in cui lo stesso viene pescato, le percentuali di plastica variano dal 48% al 8%, come è stato riscontrato nel merluzzo

D’altra parte però non è giusto nemmeno esagerare nell’essere troppo spaventati o allarmati, dato che quando si mangia pesce si consuma di solito solo il suo tessuto muscolare. Ma le microplastiche che effetto hanno su questo tipo di tessuto?
Dal punto di vista tossicologico non è stato ancora riscontrato il passaggio diretto.

Alla fine, e per ora la presenza di plastica si rileva solo nel tratto gastrointestinale e in piccola quantità, quindi quando si cucina il pesce si raccomanda di pulirlo a dovere togliendo tutta la parte interna.

Ma un’altra ricerca si fa strada come conseguenza allo studio precedente. Infatti, gli studiosi del problema cercano di capire il trasferimento delle microplastiche nei tessuti del pesce!

Questi piccoli progressi sull’impatto della plastica non sono altro che l’inizio di successive ricerche da finanziare. Diventeranno indispensabili per preservare la salute degli animali e dell’uomo.